La Stevia: solo un dolcificante?

Le propietà della stevia

La  Stevia reubadiana è una pianta perenne di piccole dimensioni della famiglia delle Asteraceae , che viene usata negli ultimi anni come alternativa dello zucchero o dei dolcificanti artificiali  grazie al suo elevato potere dolcificante e al suo basso contenuto calorico ( pari a zero).

Esistono più di duecento differenti specie appartenenti al genere stevia ma la stevia rebaudiana è quella che fornisce i composti più dolci.

La Stevia è conosciuta da molti popoli dell’area geografica sudamericana da diversi millenni. E’ infatti originaria del Paraguay , dove gli Indiani Guarani, la usavano per dolcificare bevande locali come il Mate o per migliorare il sapore di medicinali altrimenti sgradevoli o ancora come semplice alimento da masticare piacevolmente. Veniva infatti chiamata dagli indigeni caa-ehe, ovvero erba dolce.  Solo però dagli anni trenta e quaranta del ‘900, durante la seconda guerra mondiale, si è iniziato a coltivarla come possibile sostituto dello zucchero.

La commercializzazione della Stevia ed il suo utilizzo in tutti i paesi dell’Europa è stato ammesso dall’Unione Europea a partire dal 2 dicembre 2011 (Regolamento UE N. 1131/2011 della Commissione dell’11 Novembre 2011).
In Italia, a partire da quella data, è scattato il via libera anche alla sua commercializzazione.

Di conseguenza da alcuni anni sono incominciati veri e propri studi sulle sue proprietà nutrizionali e l’eventuale tossicità dei suoi principi attivi.

Il potere dolcificante si concentra soprattutto sulle foglie. I principi attivi in grado di dolcificare che troviamo solitamente come integratori dietetici o addittivi sono i glicosidi steviolici , il cui 95% è rappresentato dallo stevioside e/o dal Reuboside A mentre il restante 5% è costituito da  altri estratti della Stevia (i rebaudiosidi B, C, D, E ed F, lo             steviolbioside, il rubusoside, il dulcoside A ).

Nella loro forma naturale, le foglie della stevia, sono approssimativamente 30 volte più dolci del saccarosio; lasciate seccare, vengono poi ridotte ad una polvere più o meno raffinata (verde o bianca) con un potere dolcificante fino a 300 volte quello del saccarosio . Sia il succo che le foglie tritate hanno un sapore dolce con un retrogusto aromatico che richiama quello della liquirizia e dell’anice, retrogusto che viene accentuato dai processi estrattivi.

Il prodotto raffinato si presenta come una polvere inodore quasi bianca, se ottenuti mediante estrazione acquosa,  oppure come un liquido trasparente se ottenuto mediante estrazione idroalcolica.

Mentre nel prodotto raffinato sono presenti solo i principi attivi,  nelle foglie si trovano anche minerali, acidi grassi polinsaturi, diterpeni (eccitanti sul SNC tra cui steviosidi, rebaudioside, isosteviolo), polifenoli, flavonoidi, vitamine A e C che le conferiscono diverse proprietà e la rendono un prodotto versatile.

La Stevia non è solo quindi un semplice edulcorante e viene usata sia per gli animali che per l’uomo per diversi scopi. La Stevia  infatti sembra avere proprietà utili anche in campo medico,  già note ai nativi sudamericani che la usavano come dolcificante godendo allo stesso tempo degli effetti rilassanti antiipertensivi.

Il primo scienziato ad averne descritto le proprietà fu il botanico paraguaiano Bertoni nel 1887 che attribuiva alle foglie vari effetti: ipotensivizzante ma energizzante , ipoglicemizzante e regolatore dell’omeostasi glucidica, digestivo , riequilibratore di cute e mucose (e dell’intero ambiente orale, per esempio come agente di prevenzione della carie).

Le diverse concentrazioni di stevioside nei differenti organi della pianta hanno fatto ipotizzare che potrebbe fungere da protettore delle parti aeree della pianta rendendola così inappetibile ai predatori erbivori. Questo ha fatto presupporre la presenza di sostanze antifungine e antimicrobiche.

Per questo motivo l’arbusto della Stevia o i suoi principi attivi sono in studio come sostitutivi degli antibiotici negli allevamenti di polli, non sembrano però rendere buone performance di crescita, ma al contrario nel periodo finale sembrano promuovere il deposito di grasso addominale. E’ da considerare che veniva usata in quantità rilevanti.

Per l’uomo invece sembra un utile ingrediente adatto per collutori e paste dentifrice  grazie all’azione antimicrobica dimostrata  dalla ricerca su  Streptococcus mutans, Pseudomonas aeruginos, Proteus vulgaris e altri microrganismi che non crescono alla presenza dei costituenti non nutritivi della stevia; inoltre alcuni studi su topi sembrano indicare che né lo stevioside né il rebaudioside A siano cariogenici.

In uno studio sull’ effetto antiipertensivo su 168 pazienti con ipertensione essenziale, ai quali sono state somministrate capsule contenenti 500 mg di stevioside o placebo, per due anni,  è stato osservato  dopo 3 mesi un abbassamento notevole di circa il 10% della pressione sistolica e diastolica nei pazienti che assumevano la stevia e l’effetto è durato per l’intero periodo osservato, mentre i pazienti trattati con il placebo non hanno mostrato nessun cambiamento significativo (P< 0,001).

Il suo potenziale effetto ipoglicemizzante è stato esaminato in uno studio a lungo termine effettuato su ratti GK (Goto-Kakizaki) affetti da diabete di tipo 2, ai quali furono somministrati estratti di stevia (stevioside, purezza 99,6%) per 6 settimane, nella misura di 0,025 g/ Kg di peso corporeo/ giorno. I test di tolleranza al glucosio hanno evidenziato un effetto ipoglicemizzante, una migliorata risposta insulinica e in concomitanza, una riduzione dei livelli di glucagone.

Sembrano andare in questa direzione anche altri studi che  evidenziano come lo stevioside agisca direttamente sulla beta cellula determinando secrezione di insulina, risultando quindi antiiperglicemico cioè ipoglicemizzante; questo a livello molecolare è stato dimostrato evidenziando come la molecola attivi l’acetilCoA carbossilasi e l’espressione del gene ACC, entrambi coinvolti in una secrezione qualitativamente e quantitavamente migliore di insulina da parte della beta cellula grazie ai canali K+-ATP dipendenti normalmente adiuvati dai recettori per le sulfaniluree.

Anche l’isosteviolo, prevalentemente ad azione diterpenica, si è dimostrato in grado di modificare l’espressione di geni chiave nella regolazione dell’insulina (GLUT2, Ins1, Ins2,…) determinando un’upregulation dell’espressione di geni delle beta cellule e successivo miglioramento della sensibilità al glucosio e del profilo lipidico.

Sembra quindi che glicosidi steviolici  stimoloni la sensibilità insulinica con azione diretta sulla beta cellula grazie all’upregulation genica, con conseguente aumento della quantità di insulina. Prtando così ad un riassetto del metabolismo glicemico a livello periferico.

Come conseguenza l’aumento di insulina e il riequilibrio glicemico riducono l’insulino resistenza e riabilitano le funzioni di reward-ricompensa (stabilisce e mantiene la fonte di input che ha portato all’aumento di dopamina secondo un condizionamento di tipo pavloviano, quindi ricercato in quanto foriero di benessere) , con aumento relativo della dopamina. I diterpeni stevioside, rebaudioside e isosteviolo, si rivelano quindi molecole nootrope in grado di agire direttamente sul sitema dopaminergico

Contrariamente allo zucchero i principi attivi della Stevia non hanno calorie, sono relativamente stabili nel tempo, alle alte temperature fino a 200ºC e non fermentano, conservando perfettamente le loro caratteristiche anche in preparazioni alimentari precotte o prodotti da forno o in bevande calde, diversamente da altri dolcificanti di sintesi come l’aspartame, che subisce degradazione. Le funzioni attribuibili proprio all’essenza neurotrasmettitoriale delle molecole stesse comportano in aggiunta una riduzione della sensazione di fame con effetti benefici soprattutto per pazienti con tendenza a diabete ed obesità; grazie a questa proprietà il Simposio Internazioneale del 2004 dell’Università di Loanio ne ha affermato l’uso come dolcificanti, essendo già usati come integratori dal 1995 negli USA. Quindi oltre all’ azione diretta esiste l’azione indiretta dovuta alla mancanza di calorie che andrebbero ad incidere ulteriormente sull‘ indice glicemico.

Per sfruttare questa proprietà si possono masticare le foglie per ridurre la voglia di dolce, senza introdurre calorie. Mettendo in bocca una piccola foglia fresca di Stevia, dopo qualche istante, si avverte al palato una fortissima e piacevole sensazione dolce; ciò che rimane alla fine è un retrogusto di liquirizia. Una fogliolina è sufficiente a dolcificare una tazzina di caffé. Se non si dispone della piantina, si può usare qualche goccia di concentrato o una compressa presa 20 minuti prima dei pasti che fanno da “antifame” in quanto dà un senso di sazietà. Unico svantaggio il gusto della stevia può non piacere a tutti.

Si stanno valutando anche possibili effetti prebiotici della Stevia.

Studi in vitro effettuati in presenza di reuboside A e glicosidi steviolici su lattobacilli e bifidobaderi hanno mostrato una decrescita dei batteri rispetto al gruppo di controllo nutrito con glucosio e altre fonti di carbonio, non confermando un effetto prebiotico. In un altro studio il potere antimicrobico di un estratto acquoso  fermentato dalla Stevia rebaudiana Bertoni  però è risultato vantaggioso contro dei batteri patogeni di origine alimentare, tra cui Escherichia coli enteroemorragica O157:H7, riducendo la capacità dei batteri patogeni di formare colonie senza ridurre significativemente le colonie di lattobacilli e Bifidobatteri. Il principio attivo della Stevia sembra essere battericida in condizioni acide.

In conclusione la Stevia non sembra avere effetti tossici sull’organismo e può aiutare in condizioni patologiche. E’ da valutare se gli effetti sopra descritti possano creare problemi sul lungo periodo in un organismo sano.

Fonti:

“Evaluation of supplementary stevia (Stevia rebaudiana, bertoni) leaves and stevioside in broiler diets: effects on feed intake, nutrient metabolism, blood parameters and growth performance” J. O. Atteh1,2, O. M. Onagbesan2, K. Tona2, E. Decuypere2, J. M. C. Geuns3 and J. Buyse2

“Efficacy and tolerability of oral stevioside in patients with mild essential hypertension: a two-year, randomized, placebo-controlled study” Hsieh MH, Chan P, Sue YM, Liu JC, Liang TH, Huang TY et al. (2003) 10.1016/S0149-2918(03)80334-X

“Dopamine D2-like receptors are expressed in pancreatic beta cells and mediate inhibition of insulin secretion.” Rubí B, Ljubicic S, Pournourmohammadi S, Carobbio S, Armanet M, Bartley C, Maechler P. (2005) J Biol Chem. 2005 Nov 4;280(44):36824-32. Epub 2005 Aug 29.

“Evaluation of the cariogenic potential of the intense natural sweeteners stevioside and AD.” Department of Pediatric Dentistry, College of Dentistry, University of Illinois, Chicago. Caries Res. 1992;26(5):363-6.

“A double-blind placebo-controlled study of the effectiveness and tolerability of oral stevioside in human hypertension.” Chan P, Tomlinson B, Chen YJ, Liu JC, Hsieh MH, Cheng JT. Clin Pharmacol 2000 Sep;50(3):215-20

“A model-based method for assessing insulin sensitivity from the oral glucose tolerance test.“ Mari A, Pacini G, Murphy E, Ludvik B, Nolan JJ (2001) Diabetes Care 2001; 24:539-548.

“Utilisation of steviol glycosides from Stevia rebaudiana (Bertoni) by lactobacilli and bifidobacteria in in vitro conditions.” Kunová G1, Rada V, Vidaillac A, Lisova I.

“Bactericidal activity of a fermented hot-water extract from Stevia rebaudiana Bertoni towards enterohemorrhagic Escherichia coli O157:H7 and other food-borne pathogenic bacteria.” Tomita T1, Sato N, Arai T, Shiraishi H, Sato M, Takeuchi M, Kamio Y.

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